Fakhraddin Gafarov

Tar musician

7 racconti sufi
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Progetti

"CRESCENT COLLECTIVE"

Interpretati da:
CRESCENT COLLECTIVE A no Logo Ensemble

F. P. ABDOU M'BACKE ( ITALIA ) : Sassofoni e fiati vari.
FAKHRADDIN GAFAROV ( AZERBAIJAN ) : Tar, Saz, Oud, Voce.
JINGO NEGRINI ( ITALIA ) : Chitarre
CARMELO LEOTTA ( ITALIA ) : Contrabbasso.
DUDU KOUATE ( SENEGAL ) : Percussioni, Cordofoni, Voce ed Oggetti sonori.

Dopo molti anni di frequentazione del vasto universo sonoro extra-europeo, africano in particolare, il sassofonista italiano (camuno) F. P. Abdou M'Backe ha riunito alcuni vecchi amici e compagni di tante avventure per approntare un distillato degli "aromi sonori" a lui piu' graditi.

Ha cosi' formato il nucleo portante di questo progetto ad organico variabile, un quintetto acustico "etno-centrico" che ha come elementi portanti il senso ritmico tipico della musica africana e i melismi del medio oriente, ma programmaticamente determinato alla pratica della contaminazione, aperto al contributo di qualsiasi cultura, colta o popolare, sacra o profana che sia, e di musicisti, ma non solo, di ogni possibile provenienza e percorso.
L' ideatore del progetto ha individuato nell' approccio libertario tipico di un certo free-jazz e/o avanguardia degli anni '60 '70 e nella valorizzazione dell' interplay tra gli artisti, un possibile punto d'incontro con la tradizione musicale extra-europea.

Questo progetto "aperto", anche se debitore delle pratiche di improivvisazione collettiva proprie di quel momento storico, rifiuta ogni etichetta e qualsivoglia criterio di classificazione ed una volta di piu', come sempre nel pensiero del suo ideatore, immagina la musica come un "meta-linguaggio", mezzo di comunicazione, veicolo di conoscenza e scambio tra individui di origine, cultura e vissuti differenti che, nel desiderio di relazionarsi, sperimentino e costruiscano in tempo reale un possibile "esperanto" di suoni. Ecco perche' questo Collettivo ( la parola e' forse passata di moda ma da queste parti piace ancora ) si e' dato la definizione di "no logo ensemble". Inoltre Abdou crede al significato rituale e "metafisico" del fare musica e anche per questo il progetto prevede di allargarsi al contributo di altre discipline: la danza, il teatro, la recitazione, le arti visive, in modo da poter costituire per lo spettatore un' esperienza di totale coinvolgimento.

Se proprio si volesse definire il significato "politico" di questo progetto, Abdou richiamerebbe volentieri all' attenzione un concetto apparentemente banale ma ancora poco praticato ed interiorizzato: "Gli esseri umani ( artisti compresi ) sono tutti uguali perche' tutti diversi".

Da qui la presunzione di fare di ogni esibizione del Collettivo un episodio di trasmissione di quello che si puo' considerare un "flusso di consapevolezza" dell' universalita' della condizione umana e, talvolta, della necessita' di esprimere, per condividere, in questo caso attraverso una forma di espressione artistica, i propri sentimenti ed emozioni.

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